Sono molte le domande, i dubbi e a volte le preoccupazioni che i genitori si trovano a fronteggiare nel delicato e particolare momento dello svezzamento. Questo rappresenta il primo vero e proprio distacco dal corpo-a-corpo tra mamma e bambino.
L’alimentazione infatti non è più solo legata alla diade mamma-bambino: con le pappe, l’ambiente entra nella loro relazione!
COSA SI PERDE, COSA SI SCOPRE DURANTE LO SVEZZAMENTO?
In questa fase si realizza un importante cambiamento. Il bambino perde progressivamente la soddisfazione del succhiare (passiva/recettiva) in favore di un diverso tipo di soddisfazione che derivata dall’addentare e mordere i cibi solidi (più attiva).
Si è soliti intendere il momento dello svezzamento come unicamente del bambino, “è il bambino che deve essere svezzato!” e non si presta attenzione alla particolare posizione della mamma che, anche in questo passaggio può incontrare alcune difficoltà.
Lo svezzamento costituisce, infatti, un passaggio denso di mutamenti anche per le mamme. Può accadere che quest’esperienza porti con sé alcuni dubbi e preoccupazioni come, ad esempio, la tristezza nel privarsi della speciale intimità con il proprio bambino che l’allattamento garantiva, o la fatica a tollerare di provocare al figlio una frustrazione, un dispiacere.
Lo svezzamento inaugura una serie di successivi cambiamenti evolutivi che implicano una rinuncia: si lascia il latte ma si conquista la pappa; si lascia il pannolino ma si conquista il vasino; si lascia il lettone ma si conquista il lettino e così via. La novità è sempre accompagnata da curiosità e, nello stesso tempo, da timore per il cambiamento.
Affinché lo svezzamento possa avvenire in maniera serena ed armonica, è necessario che la mamma sostenga il proprio bambino nella lenta conquista della fiducia verso il nuovo: la bontà del cucchiaino, difatti, viene valutata dal bambino in presenza di uno sguardo materno che trasmette fiducia!
I bambini possono vivere momenti di sana ribellione e avere nostalgia del tempo dell’appagamento senza fatica. Possono manifestarsi moti aggressivi, reazioni di rabbia o di protesta che si concretizzano talvolta nel rifiuto di masticare. In questi casi, è importante che chi si prende cura del piccolo li riconosca, li tolleri e li bonifichi, favorendo incoraggiamento e sostegno.
Si ritrova, dunque, nello svezzamento una binarietà: non è solo il bambino a dover rinunciare al seno ma anche la mamma a rinunciare al proprio bebè per incontrare il bambino che il proprio piccolo sta diventando!
DUE O PIÙ PROTAGONISTI IN SCENA?
In questa fase è importante il papà che, a partire dalla sua funzione permette l’autonomizzazione del piccolo, mettendo ordine nei ruoli all’interno del contesto familiare. I momenti del pasto che lo svezzamento scandisce consentono alla figura paterna di avere un ruolo più attivo e partecipativo. Per di più, la tavola diviene occasione per far entrare in gioco la parola, tra un boccone e l’altro. Il padre, dunque, si presenta sia come agente della separazione ma anche come colui che, attraverso l’uso della parola, traduce al figlio ciò che avviene al di fuori della famiglia, coniugando amore e senso della vita. Il piccolo abbandonerà così lentamente la nostalgia della mamma per arrivare alla curiosità nei confronti della scoperta del mondo grazie, anche, alla presenza del papà.
ESISTE UN MOMENTO GIUSTO?
“Ho svezzato mio figlio a 6 mesi perché me l’ha detto il pediatra”, oppure “l’ho letto su tutti i libri!”.
Le indicazioni specialistiche, sicuramente, forniscono criteri utili e preziosi con i quali è bene che i genitori si confrontino: il confronto non può essere tuttavia un’assimilazione perché nessuno conosce il bambino meglio dei suoi genitori!
Ecco l’importanza per una madre di potersi ascoltare e, esattamente come accade per la scelta del tipo di allattamento, sentirsi libera di poter scegliere il proprio momento giusto.
Pamela Pace – Psicoanalista, Psicoterapeuta, Presidente Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus